domenica 22 giugno 2008

UN PO'DI STORIA




I primi a percorrere i tratturi, e quindi a definirli, furono, probabilmente, i grossi animali selvatici, che nel corso delle glaciazioni compivano le loro migrazioni stagionali fra l’Appennino e la costa. Proprio la conoscenza di questi percorsi spiega la frequentazione assidua dell’uomo (sin dal Paleolitico) nelle molte grotte disposte lungo il percorso del Tratturo Martinese (come quelle di Pilano ed Orimini) e di quello Tarantino (come il Riparo Manisi, presso Palagianello). Nel corso dell’Età del Bronzo (secondo millennio a. C.), con la fioritura della Civiltà Appenninica e la presenza di gruppi di pastori seminomadi stabilmente dediti alla transumanza, si assistette alla creazione di sistematici collegamenti fra i territori litoranei e l’entroterra italico. Fu in tale frangente che i i tratturi assunsero il ruolo di importante via di comunicazione.Grazie a questi poterono confrontarsi, non sempre pacificamente, il primigenio orizzonte della civiltà italica (pastorale, conservatrice nella sua struttura patriarcale e nella ripetitività dei movimenti stagionali) e le correnti che promanavano dal litorale ionico, ispirate dalle culture orientali, innovatrici e tendenzialmente destabilizzatrici, se non nemiche, ma capaci sempre di esercitare un fascino irresistibile.Nel corso di tale periodo presero forma anche le monumentali ed enigmatiche sepolture dolmeniche, molte delle quali poste giusto a ridosso del loro percorso. Lo Stato romano riuscì per la prima volta, una volta acquisito il controllo dei pascoli del Tarantino, ad inserirli in un complesso sistema pubblico di sfruttamento economico. Esso si proponeva di regolamentarne modalità di accesso e di fruizione, di soprintendere alla esazione della relativa tassa (vectigal) e di garantire la sicurezza degli spostamenti delle greggi, che dalla Sabina, dal Sannio e dalla Lucania giungevano fino alla Murgia ed al Tarantino, e viceversa. Il transito avveniva percorrendo vie prefissate, note come calles, fra le quali possiamo annoverare certamente i tratturi Tarantino e Martinese, che costituivano la via più breve per l' itinerario Lucania-Calabria (l'attuale Salento), ricordato da Orazio.Nel corso del Medioevo i tratturi vicararono l' antica rete viaria, la Via Appia in primo luogo, ormai andata in disuso.Con gli Aragonesi, e la istituzione della Dogana della Mena delle Pecore di Puglia (1447), ebbe luogo la definitiva sistemazione della rete dei tratturi, e la previsione di una serie di norme per la loro fruizione. Fu in questa circostanza che vennero definiti formalmente i tragitti dei tratturi Tarantino e Martinese.
Lungo i percorsi della transumanza si trova scritta gran parte della storia del Tarantino. Già durante il Paleolitico i cavernicoli si insediarono lungo il loro percorso, utilizzati dai grossi animali per le loro trasmigrazioni stagionali. A sinistra la strada che percorre il fondo della gravina di Pilano (ai piedi dell' importantissima grotta omonima), la quale collega la Murgia con la pianura. Per l'Età del Bronzo eccezionale rilievo storico riveste il complesso dolmenico di Masseria del Porto (Castellaneta,a sinistra in basso). Testimoni della grama vita di servi gregarii di età romana sono invece i cippi funerari rinvenuti nel territorio della masseria di Lupoli (Crispiano, a destra)



Tra le numerose strutture presenti lungo il Tratturo Martinese, lo jazzo di Burgensatico (Mottola) è quello che certamente presenta, per le dimensioni, i caratteri di maggiore monumentalità. Deve il suo nome al fatto che le terre circostanti erano possedute da un feudatario a titolo borghese, a seguito di normale titolo di acquisto, al contrario di quelle feudali.
Trascorsa l'epoca della transumanza gestita in regime di monopolio da parte dello Stato, i territori attraversati dai tratturi ospitarono una nuova cultura economica, che sostituiva (o per lo meno lo affiancava) l’allevamento ovino transumante con forme stanziali, integrate con l’agricoltura. La progressiva scomparsa della pastorizia transumante causò l’abbandono di alcuni tratti di queste strade, finite talvolta con l'essere usurpate dai confinanti. Anche nel nuovo contesto venivano, nel complesso, confermate come essenziali elementi dell'organizzazione territoriale. L'emblema di questa capacità è costituito dalla nascita e dal successivo sviluppo delle masserie, che oggigiorno costituiscono le emergenze monumentali più rilevanti poste lungo il loro percorso.
Riferimenti bibliografici
(sulla transumanza e la Dogana della mena delle Pecore di Puglia:)
De Gennaro G: Produzione e commercio delle lane in Puglia dall’epoca federiciana al periodo spagnolo, in Archivio Storico Pugliese XXV (1972), pp 49-79.
Gabba E: La transumanza nell’Italia romana. Evidenze e problemi. Qualche prospettiva per l’età altomedievale, in Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, XXXI: L’uomo di fronte al mondo animale nell’Alto Medio Evo, Spoleto,1985, pp. 373-389.
Pasquinucci M: La transumanza nell’Italia romana, in E. Gabba-M. Pasquinucci: Strutture agrarie e allevamento transumante nell’ Italia romana (III-I sec a.C.), Pisa, 1979, pp. 79-182.
Spola V: I precedenti storici della legislazione della Dogana di Foggia nel Regno di Napoli, in Archivio Storico Pugliese XXV (1972), pp. 469-482
Musto D: La Regia Dogana della Mena delle Pecore di Puglia, Roma, 1964.
De Dominicis F.N. : Lo stato politico ed economico della Dogana della mena delle pecore di Puglia esposto alla maestà di Ferdinando IV re delle Sicilie, Napoli, 1781, t. I pp. 131-154, t. III pp. 45-70. (relativamente alla Locazione di Terra d'Otranto, ed il Tarantino in particolare)
Palasciano I.: La Dogana del Real Tavoliere alla Terra d’Otranto, in Riflessioni Umanesimo della Pietra, 1992, pp. 81-92.
(sui rapporti fra tratturi e viabilità storica:)
Adamasteanu D.: Topografia e viabilità, in Megale Hellas, Milano, 1983, pp. 173-206
Dalena P.: Strade e percorsi nel Mezzogiorno d’Italia (secc. VI-XIII), Cosenza, 1995, pp. 47-54.
Fedele B.: Gli insediamenti preclassici lungo la via Appia antica in Puglia, in Archivio Storico Pugliese XIX (1966), pp. 29-89.
Lugli G.: La via Appia attraverso l’Apulia e un singolare gruppo di strade orientate, in Archivio Storico Pugliese VIII (1955), pp. 12-16.
Massafra A.: Storia e natura nella formazione della rete viaria pugliese nella prima metà dell’Ottocento, in Riflessioni Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 1985, pp. 45-58.
Uggeri G.: Sistema viario e insediamento rupestre tra antichità e Medioevo, in C. D. Fonseca ( a cura di): Habitat-Strutture-Territorio, Galatina, 1978, pp. 115-136.

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