domenica 22 giugno 2008

IL FASCINO DEI TRATTURI


Uno dei percorsi più affascinanti e sottovalutati del Salento è quello dei tratturi.
Si tratta, in molti casi, di percorsi antichissimi, frequentati dall'uomo sin dalla preistoria. Percorsi bellissimi che, in alcuni casi, intrecciano moderne vie di comunicazione, in altri casi, si snodano per chilometri in aperta campagna.
Il loro fascino è indiscutibile, così come il loro valore turistico è enorme, se fossero messi a sistema. Basta fare alcuni esempi per rendersene conto. Ci sono i resti dell'antico tratturo tarantino e di quello martinese, che intrecciano percorsi lunghissimi che dalla Lucania giungono alle Murge e da qui sin nel basso Salento. Si tratta di percorsi costellati da resti della civiltà contadina come stazzi per gli armenti, muretti a secco con ponfi per salire e scendere da cavallo, antichi conci forati per attaccare cavalli ed asinelli e poi masserie, trulli, cisterne, acquari, neviere e quant'altro accompagnava questo eterno migrare fra le zone montane impraticabili d'inverno e quelle salentine siccitose d'estate.
Percorrendoli si possono riscoprire luoghi della memoria della millenaria civiltà contadina di Puglia, osservare luoghi d'incomparabile pregio naturalistico e paesaggistico, ma anche gustare prodotti tipici che conservano sapori incredibili. Senza fare un elenco o un percorso strutturato, basti un suggerimento per tutti: nei pressi del Monastero di San Biagio, provate ad assaggiare i canestrelli di ricotta delle masserie della zona. Ma andando, ancora più a Sud, come trascurare le incredibili bellezze dei tratturi dell'Arneo.
Percorrendoli, si possono scoprire bellezze incomparabili, come il complesso di Torre e Masseria Abate Cola, o la zona che da San Pietro in Bevagna conduce a Manduria, oppure la foce del Chidro dove si abbeveravano le mandrie prima di intraprendere il lunghissimo percorso della "sfrata ti li vaccari". Altra zona in cui i tratturi incrociano viabilità di epoca preistorica, poi messapica e romana è la "valle della Cupa".
Qui le zone fertilissime offrivano favolosi pascoli agli armenti, il sistema misto di pastori nomadi e pastorizia residenziale si integrava con mandrie messe a dimora per tutto l'inverno nei luoghi in cui già esistevano greggi. Molto spesso, l'antica sapienza fatta di ricette ed artigianato regala prodotti che sono veri e propri "giacimenti culturali". Sono in pochi a sapere che la lunghissima, interminabile rete dei tratturi che conduceva i "pastori erranti" dai monti fin nel Sud del Salento aveva un luogo molto ambito proprio in quelle che oggi sono chiamate "marine leccesi". Sì, perché basta guardare lo spettacolo delI'Idume che, in un Salento siccitoso, irrompere con un flusso d'acqua cristallina e potente in un prato verdissimo per poi tuffarsi in mare. Sembra incredibile, ma il più potente strumento di valorizzazione turistica di questi luoghi, quello che permetterebbe di connettere entroterra e mare, qui come altrove è stato, sinora trascurato del tutto.

Queste piccole ed incomplete suggestioni fanno comprendere quanto sia unica la terra salentina, ma anche quanto ci sia ancora da fa¬re, da riscoprire, da valorizzare. Che dire, infatti, dei tratturi che da Otranto attraversano un gran numero di comuni per giungere sino alle Serre di Poggiardo, oppure di quelli intorno a Castro, nel Capo dì Leuca, ad Ugento. Il suggerimento è quello di riscoprirli da soli, praticando un po' di trekking, magari sotto la guida es erta di qualche anziano contadino. Quando c'era la "Regia dogana per la mena delle pecore" Furono gli Aragonesi (nel 1447) ad istituire la "Regia Dogana per la mena delle pecore" che: diede una definitiva sistemazione alla rete dei: tratturi, dando norme stringenti per la loro fruizione. Sempre seguendo questi percorsi, si giunge a quelli della "via dei colli" che attraversa l'Ostunese.
Qui si trovano incredibili suggestioni, come le specchie ed i dolmen che rievoca rievocano antichissime frequentazioni di tali luoghi, ma anche le masserie che integrarono dal medioevo in poi, l'allevamentoo nomade con quello stanziale.

Un percorso per respirare un po' della nostra storia che rischiamo di perdere.

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