lunedì 23 giugno 2008

DOVE SOGGIORNARE


Appartamento a 100 mt dal mare
bilocale sito al 1 piano (vedi foto esterno villino)
2 camere da letto -5/6 posti letto
bagno accessoriato -cucina abitabile completa di
elettrodomestici stoviglie ecc
giardino condominiale
affittasi mesi estivi o annualmente
info: 339/2690103

domenica 22 giugno 2008

IL CENTRO TURISTICO D SAN PIETRO IN BEVAGNA

S. Pietro in Bevagna - il centro turistico


L'abitato di S. Pietro ha il suo centro focale nella piccola chiesa non lontana dal mare. Si tratta di un Santuario dedicato all'Apostolo Pietro, il quale, secondo un'antica leggenda diventata tradizione, approdò la prima volta in Italia in questo luogo, assieme a S. Marco e S. Andrea.
All'interno della Chiesa è disposta un'immagine del Santo dipinta su legno, e intorno a tale dipinto la fantasia popolare si è sbizzarrita: chi lo dice venuto dal mare, chi dipinto da S. Luca, chi invece trovato misteriosamente.
Il tempio fu molte volte distrutto dai Saraceni, ma sempre riedificato. La chiesa è tuttora meta di molti pellegrinaggi.
Nelle vicinanze della chiesa si estende una piccola pineta, dove i turisti spesso trovano refrigerio nelle calde giornate estive. Altro luogo molto frequentato dai villeggiatori, per la freschezza delle sue acque, è sicuramente il fiume Chidro, a qualche km dalla Chiesa, dove la tradizione vuole che S. Pietro battezzasse i primi cristiani in Italia e le cui acque (sempre secondo la tradizione religiosa) erano ritenute miracolose e curative
.Non lontano dalla Chiesa, è possibile fare shopping al mercato settimanale o anche nei vari negozietti circostanti e tra le bancarelle attorno alla piazzetta che la sera si affolla di giovani.

Discoteche, campi da tennis e da calcetto, spettacoli in piazza e attività collaterali (organizzate dalla Pro Loco di Manduria e dall'Amm. Prov. di Taranto in collaborazione con l'Azienda Turistica Provinciale) completano il quadro dell'offerta turistica per il massimo del divertimento nella vostra vacanza in Puglia.

The inhabited area of S. Pietro has not his/her focal center in the small church distant from the sea. It deals with a Sanctuary devoted Pietro to the apostle, which, according to an ancient legend become tradition, the first time landed in Italy in this place, together with S. Mark and S. Andrew.
Inside the Church an image of the Saint is prepared painted on wood, and around such painting the imagination to become populated himself/herself/themselves is sbizzarrita: who tells him/it come by the
it says come by the sea, who painted by S. Luca, who mysteriously found instead.
The temple was a lot of times destroyed by the Saracens, but always rebuilt. The church is still destination of many pilgrimages.
The inhabited area of S. Pietro has not his/her focal center in the small church distant from the sea. It deals with a Sanctuary devoted Pietro to the apostle, which, according to an ancient legend become tradition, the first time landed in Italy in this place, together with S. Mark and S. Andrew.

Inside the Church an image of the Saint is prepared painted on wood, and around such painting the imagination to become populated himself/herself/themselves is
"sbizzarrita": who tells him/it come by the
it says come by the sea, who painted by S. Luca, who mysteriously found instead.
The temple was a lot of times destroyed by the Saracens, but always rebuilt. The church is still destination of many pilgrimages.
Nelle manifestazioni della civiltà rupestre e nella cultura greca si identificano le radici più antiche di Taranto e della sua provincia. Due civiltà che si svilupparono in modo mirabile in questa zona della Puglia meridionale, grazie alla conformazione del territorio che un tempo doveva essere ricco d'acqua e molto fertile, tanto da attirare l'interesse dei coloni greci che arrivarono nel 706 a.C. e fondarono Taranto. La presenza di corsi d'acqua, oggi sotterranei, è dimostrata anche dalle numerose grotte e insenature, prodotte dall'azione di erosione e diventate scenario ideale per lo sviluppo della civiltà rupestre, fenomeno presente un po' in tutta la regione, ma che nel tarantino raggiunse forme mirabili. Oggi la provincia ha un aspetto più aspro nella parte interna e fondali sabbiosi e mare cristallino nell'area del Golfo di Taranto. Delle antiche civiltà resta il fascino di scenari favolosi ancora visibili e inseriti nello spettacolo della natura

I luoghi degli insediamenti rupestri



Nelle Murge tarantine si possono visitare profonde gravine scavate da antichi corsi d'acqua e un gran numero di grotte di origine carsica che ospitarono, fin dalla preistoria, una solida civiltà rupestre. Spesso rifugio per pastori e contadini, in epoca medievale queste stesse cavità furono scelte come abitazione e luogo di preghiera dai monaci basiliani. Tracce e testimonianze di insediamenti rupestri, villaggi ipogei e pareti affrescate, si possono ammirare nei dintorni di Mottola e Massafra

Costiera Jonica

La costiera Jonica è caratterizzata da spiagge larghe e un acqua limpida che dolcemente lascia spazio alle profondità marine. Sulla costiera sorgono città come Taranto, detta la 'città dei due mari' e Pulsano dalla spiccata vocazione turistica e dall'apprezzata cucina locale
Menhir
Monumento preistorico, molto diffuso in Europa ,ma presente anche in Africa settentrionale e in Medio Oriente, risalente dal terzo millennio a.C. alla prima età del bronzo.

Il menhir è costituito da un'unica pietra, più o meno lavorata, conficcata verticalmente nel terreno. Eretti a fini di culto, funerari o celebrativi, hanno una forma cilindrica o tendente al parallelepipedo e un'altezza variabile tra uno e dieci metri (ma in Francia ne esiste uno alto più di 20 metri). Si rinvengono soprattutto isolati, ma anche allineati o disposti a cerchio come a Stonehenge. In Italia sono presenti soprattutto nel Salento (pietrefitte), in Sardegna (betili), in Lunigiana e intorno a Merano



DOLMEN

Costruzione preistorica costituita da due o più lastre in pietra non tagliata (megaliti) conficcate nel terreno a sostenere una lastra che, posta orizzontalmente, funge da tetto.


I dolmen, probabilmente camere funerarie, erano talvolta coperti di terra, così da formare collinette artificiali (tumuli); molti sono circondati da altri megaliti. Particolarmente numerosi in Irlanda, nel Galles e nelle contee inglesi del Devon e della Cornovaglia, si trovano anche nella Francia nord occidentale (soprattutto in Bretagna), in Spagna, in Africa settentrionale, in Siria e in altri paesi orientali, tra cui il Giappone.Nel Salento abbiamo poche costruzioni, ma ben rappresentative.










LA CUCINA MEDITERRANEA




Famosa per il gusto, ma soprattutto per la salubrità dei suoi ingredienti, la dieta mediterranea propone una gustosa serie di prodotti che hanno nella semplicità e nella genuinità i loro punti di forza;
Prodotti tipici salentini, noti per il buon gusto e per la naturalità nella lavorazione, sono l'olio di oliva e il vino (il tanto decantato "merum" di Orazio);
La cucina salentina fa largo uso di olio di oliva locale, molto genuino ed ottenuto, nella maggior parte dei casi, da una molitura fredda che mantiene inalterate le caratteristiche nutrizionali e vitaminiche;Molto in auge in questi ultimi anni ricette quali: orecchiette fatte in casa con le cime di rapa e il purè di fave, spaghetti aglio olio e peperoncino;Si incominciano a riscoprire piatti tipici della antica tradizione contadina salentina, piatti leggeri fatti con l'uso di verdure e prodotti locali. Tutti i prodotti vengono coltivati con il duro lavoro di contadini che, restii all'utilizzo spropositato di fitofarmaci, portano avanti una agricoltura biologica;








IL mare a San Pietro in Bevagna ha caratteristiche uniche






si può godere di una splendida spiaggia libera che si affaccia sul limpido mar ionico . Spiaggia che rimane libera per ben 18 kilometri. La temperatura costante dell’acqua (18-19 °C), inoltre, consente “fresche” immersioni estive.

DA VISITARE



Da visitare


Porto Cesareo a 15 km.


Tipologia di area protetta - Dove si trova
Tipologia: Area Marina Protetta; istituita con Decreto del Ministro dell'Ambiente del 12.12.1997.Regione: Puglia Provincia: Lecce
La Riserva Marina Porto Cesareo è una delle tre aree marine protette presenti in Puglia.

Si trova nel Salento, in prossimità dell'antico centro abitato di Porto Cesareo. Essa si estende fino a circa 7 miglia dalla costa, tra Punta Prosciutto e Torre Inserraglio e prevede la seguente zonazione: Zona A (Riserva Integrale), Zona B (Riserva Generale) e Zona C (Riserva Parziale). Occupa una superficie di 17.157 ettari nei comuni di Nardò e Porto Cesareo (LE).


Descrizione


Porto Cesareo si affaccia sull'Isola Grande (chiamata anche isola dei Conigli) che dista circa mezzo chilometro dalla costa. Disposta parallelamente alla costa, l'isola è lunga circa 1 chilometro e larga al massimo 400 m, con un'altezza non superiore ai 4 m sul livello del mare.

Intorno al 1950 è stato effettuato dal Corpo Forestale dello Stato un rimboschimento con prevalenza di pino d'Aleppo, acacia e cipresso. I fondali presentano un caratteristico ambiente sub-tropicale con associazioni animali molto particolari e tipiche dei mari caldi. Il litorale della riserva di Porto Cesareo è molto frastagliato e vario: dalle spianate calcaree dei terrazzi si passa alle spiagge, dove la duna costiera (con cordoni dunari alti fino a 6-7 metri) ospita una fitta vegetazione arbustiva tra insenature, speroni rocciosi, scogli e isolotti.

Nella zona sono stati avvistati alcuni esemplari della rara tartaruga Caretta caretta. Lungo le coste dell'area marina protetta Porto Cesareo è stata scoperta una piccola medusa (diametro massimo di 2 mm), Turritopsis nutriculala, capace di invertire il proprio ciclo biologico e di sfuggire alla tappa finale del processo di invecchiamento: la morte. L'entroterra di Nardò e di Porto Cesareo è caratterizzato dalla presenza di numerose masserie, tipiche costruzioni della grande proprietà terriera.


Informazioni per la visita


Come si arriva:- In auto: Autostrada uscita Bari Nord, poi superstrada per Lecce; seguire la SS 101 Lecce-Gallipoli, deviando a Nardò; imboccare poi la SS 174 in direzione di Porto Cesareo. E' possibile raggiungere la costa anche dall'interno lungo la strada litoranea Taranto-Gallipoli. - In treno: linea Bologna-Lecce, stazione FFSS di Lecce (30 Km da Porto Cesareo), da qui in autobus fino a Porto Cesareo
Porto Cesareo: Museo di Biologia Marina Centro Visite nella cinquecentesca Torre Lapillo di Porto Cesareo. E' possibile effettuare immersioni per ammirare lo splendido scenario sommerso ricco di grotte.

LA SPIAGGIA

COME RAGGIUNGERE LA LOCALITA'

Come si arriva a S. Pietro in Bevagna

La Marina di Manduria (TA) si estende per circa 18 chilometri sul litorale jonico tarantino.
Il principale centro turistico della Marina è S. Pietro in Bevagna, che si trova in posizione centrale sul litorale.

Il centro di S. Pietro in Bevagna è situato a circa 10 chilometri dalla città di Manduria al termine della strada Provinciale che da questa conduce al mare.
Per raggiungere la cittadina jonica, provenendo da Nord, imboccate l'autostrada Bari - Taranto: usciti a Taranto, proseguire in direzione Grottaglie - Brindisi, quindi uscire a Francavilla Fontana e procedere verso Manduria.
Una volta raggiunta la cittadina, seguire attentamente la segnaletica per S. Pietro in Bevagna.

LA TORRE E LA CHIESA

La Chiesa








SAN PIETRO IN BEVAGNA LA TORRE E LA CHIESA













La torre di SAN PIETRO IN BEVAGNA è a forma di stella a “cappello di prete”. Sorge (forse ) come baluardo di fede, monumento ecclesiastico a difesa della memoria dello sbarco dell’Apostolo e delle sue reliquie che andavano difese dagli attacchi esterni degli infedeli.












Alle origini qui c’è stata sempre una chiesa; la piccola cripta fu certamente una chiesa ipogea bizantina dell’ età Alto-medioevale. Negli scavi del 2004, effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Taranto nello spazio esterno tra la chiesa e i vecchi locali dei pellegrini sono affiorati diversi scheletri di altrettante tombe bizantine con monete dell’Impero d’ Oriente dell’VIII-IX sec. d. C..




Era questo il cimitero della chiesetta ipogea. A protezione di questa cripta, che racchiudeva il tesoro prezioso delle reliquie di San Pietro, fu costruita la grande torre. L’epoca in cui fu innalzata dai monaci che reggevano il santuario è da stabilirsi forse a fine Quattrocento, forse metà del Cinquecento.




I veri padroni erano i monaci benedettini dell’abbazia di San Lorenzo di Aversa, ai quali Ruggero d’Altavilla donò questa torre nel 1092. Così la piccola chiesa paleocristiana di rito bizantino si inserisce nella grande storia del Sud, in cui i nuovi conquistatori Normanni si alleano col Papa e gli garantiscono il ritorno alla latinità. Il Santuario di S. Pietro passò al monachesimo latino di stretta obbedienza papale.Il Santuario di San Pietro in Bevagna divenne così un luogo molto frequentato e vivace.La torre e la chiesa di San Pietro in Bevagna, che si vedono oggi, sono la basilica neogotica, a unica navata, incastonata nell’antica torre a cappello di prete, con l’abside sul sacello di San Pietro, con una decorosa facciata di gusto tardo ottocentesco, dove il culto del principe degli apostoli continua interrotto.L’antica cripta bizantina, poi Sanuario e monastero benedettino, Grancia ecclesiastica dei tempi feudali, dal 1990 è una fiorente parrocchia








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UN PO'DI STORIA




I primi a percorrere i tratturi, e quindi a definirli, furono, probabilmente, i grossi animali selvatici, che nel corso delle glaciazioni compivano le loro migrazioni stagionali fra l’Appennino e la costa. Proprio la conoscenza di questi percorsi spiega la frequentazione assidua dell’uomo (sin dal Paleolitico) nelle molte grotte disposte lungo il percorso del Tratturo Martinese (come quelle di Pilano ed Orimini) e di quello Tarantino (come il Riparo Manisi, presso Palagianello). Nel corso dell’Età del Bronzo (secondo millennio a. C.), con la fioritura della Civiltà Appenninica e la presenza di gruppi di pastori seminomadi stabilmente dediti alla transumanza, si assistette alla creazione di sistematici collegamenti fra i territori litoranei e l’entroterra italico. Fu in tale frangente che i i tratturi assunsero il ruolo di importante via di comunicazione.Grazie a questi poterono confrontarsi, non sempre pacificamente, il primigenio orizzonte della civiltà italica (pastorale, conservatrice nella sua struttura patriarcale e nella ripetitività dei movimenti stagionali) e le correnti che promanavano dal litorale ionico, ispirate dalle culture orientali, innovatrici e tendenzialmente destabilizzatrici, se non nemiche, ma capaci sempre di esercitare un fascino irresistibile.Nel corso di tale periodo presero forma anche le monumentali ed enigmatiche sepolture dolmeniche, molte delle quali poste giusto a ridosso del loro percorso. Lo Stato romano riuscì per la prima volta, una volta acquisito il controllo dei pascoli del Tarantino, ad inserirli in un complesso sistema pubblico di sfruttamento economico. Esso si proponeva di regolamentarne modalità di accesso e di fruizione, di soprintendere alla esazione della relativa tassa (vectigal) e di garantire la sicurezza degli spostamenti delle greggi, che dalla Sabina, dal Sannio e dalla Lucania giungevano fino alla Murgia ed al Tarantino, e viceversa. Il transito avveniva percorrendo vie prefissate, note come calles, fra le quali possiamo annoverare certamente i tratturi Tarantino e Martinese, che costituivano la via più breve per l' itinerario Lucania-Calabria (l'attuale Salento), ricordato da Orazio.Nel corso del Medioevo i tratturi vicararono l' antica rete viaria, la Via Appia in primo luogo, ormai andata in disuso.Con gli Aragonesi, e la istituzione della Dogana della Mena delle Pecore di Puglia (1447), ebbe luogo la definitiva sistemazione della rete dei tratturi, e la previsione di una serie di norme per la loro fruizione. Fu in questa circostanza che vennero definiti formalmente i tragitti dei tratturi Tarantino e Martinese.
Lungo i percorsi della transumanza si trova scritta gran parte della storia del Tarantino. Già durante il Paleolitico i cavernicoli si insediarono lungo il loro percorso, utilizzati dai grossi animali per le loro trasmigrazioni stagionali. A sinistra la strada che percorre il fondo della gravina di Pilano (ai piedi dell' importantissima grotta omonima), la quale collega la Murgia con la pianura. Per l'Età del Bronzo eccezionale rilievo storico riveste il complesso dolmenico di Masseria del Porto (Castellaneta,a sinistra in basso). Testimoni della grama vita di servi gregarii di età romana sono invece i cippi funerari rinvenuti nel territorio della masseria di Lupoli (Crispiano, a destra)



Tra le numerose strutture presenti lungo il Tratturo Martinese, lo jazzo di Burgensatico (Mottola) è quello che certamente presenta, per le dimensioni, i caratteri di maggiore monumentalità. Deve il suo nome al fatto che le terre circostanti erano possedute da un feudatario a titolo borghese, a seguito di normale titolo di acquisto, al contrario di quelle feudali.
Trascorsa l'epoca della transumanza gestita in regime di monopolio da parte dello Stato, i territori attraversati dai tratturi ospitarono una nuova cultura economica, che sostituiva (o per lo meno lo affiancava) l’allevamento ovino transumante con forme stanziali, integrate con l’agricoltura. La progressiva scomparsa della pastorizia transumante causò l’abbandono di alcuni tratti di queste strade, finite talvolta con l'essere usurpate dai confinanti. Anche nel nuovo contesto venivano, nel complesso, confermate come essenziali elementi dell'organizzazione territoriale. L'emblema di questa capacità è costituito dalla nascita e dal successivo sviluppo delle masserie, che oggigiorno costituiscono le emergenze monumentali più rilevanti poste lungo il loro percorso.
Riferimenti bibliografici
(sulla transumanza e la Dogana della mena delle Pecore di Puglia:)
De Gennaro G: Produzione e commercio delle lane in Puglia dall’epoca federiciana al periodo spagnolo, in Archivio Storico Pugliese XXV (1972), pp 49-79.
Gabba E: La transumanza nell’Italia romana. Evidenze e problemi. Qualche prospettiva per l’età altomedievale, in Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, XXXI: L’uomo di fronte al mondo animale nell’Alto Medio Evo, Spoleto,1985, pp. 373-389.
Pasquinucci M: La transumanza nell’Italia romana, in E. Gabba-M. Pasquinucci: Strutture agrarie e allevamento transumante nell’ Italia romana (III-I sec a.C.), Pisa, 1979, pp. 79-182.
Spola V: I precedenti storici della legislazione della Dogana di Foggia nel Regno di Napoli, in Archivio Storico Pugliese XXV (1972), pp. 469-482
Musto D: La Regia Dogana della Mena delle Pecore di Puglia, Roma, 1964.
De Dominicis F.N. : Lo stato politico ed economico della Dogana della mena delle pecore di Puglia esposto alla maestà di Ferdinando IV re delle Sicilie, Napoli, 1781, t. I pp. 131-154, t. III pp. 45-70. (relativamente alla Locazione di Terra d'Otranto, ed il Tarantino in particolare)
Palasciano I.: La Dogana del Real Tavoliere alla Terra d’Otranto, in Riflessioni Umanesimo della Pietra, 1992, pp. 81-92.
(sui rapporti fra tratturi e viabilità storica:)
Adamasteanu D.: Topografia e viabilità, in Megale Hellas, Milano, 1983, pp. 173-206
Dalena P.: Strade e percorsi nel Mezzogiorno d’Italia (secc. VI-XIII), Cosenza, 1995, pp. 47-54.
Fedele B.: Gli insediamenti preclassici lungo la via Appia antica in Puglia, in Archivio Storico Pugliese XIX (1966), pp. 29-89.
Lugli G.: La via Appia attraverso l’Apulia e un singolare gruppo di strade orientate, in Archivio Storico Pugliese VIII (1955), pp. 12-16.
Massafra A.: Storia e natura nella formazione della rete viaria pugliese nella prima metà dell’Ottocento, in Riflessioni Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 1985, pp. 45-58.
Uggeri G.: Sistema viario e insediamento rupestre tra antichità e Medioevo, in C. D. Fonseca ( a cura di): Habitat-Strutture-Territorio, Galatina, 1978, pp. 115-136.

IL FASCINO DEI TRATTURI


Uno dei percorsi più affascinanti e sottovalutati del Salento è quello dei tratturi.
Si tratta, in molti casi, di percorsi antichissimi, frequentati dall'uomo sin dalla preistoria. Percorsi bellissimi che, in alcuni casi, intrecciano moderne vie di comunicazione, in altri casi, si snodano per chilometri in aperta campagna.
Il loro fascino è indiscutibile, così come il loro valore turistico è enorme, se fossero messi a sistema. Basta fare alcuni esempi per rendersene conto. Ci sono i resti dell'antico tratturo tarantino e di quello martinese, che intrecciano percorsi lunghissimi che dalla Lucania giungono alle Murge e da qui sin nel basso Salento. Si tratta di percorsi costellati da resti della civiltà contadina come stazzi per gli armenti, muretti a secco con ponfi per salire e scendere da cavallo, antichi conci forati per attaccare cavalli ed asinelli e poi masserie, trulli, cisterne, acquari, neviere e quant'altro accompagnava questo eterno migrare fra le zone montane impraticabili d'inverno e quelle salentine siccitose d'estate.
Percorrendoli si possono riscoprire luoghi della memoria della millenaria civiltà contadina di Puglia, osservare luoghi d'incomparabile pregio naturalistico e paesaggistico, ma anche gustare prodotti tipici che conservano sapori incredibili. Senza fare un elenco o un percorso strutturato, basti un suggerimento per tutti: nei pressi del Monastero di San Biagio, provate ad assaggiare i canestrelli di ricotta delle masserie della zona. Ma andando, ancora più a Sud, come trascurare le incredibili bellezze dei tratturi dell'Arneo.
Percorrendoli, si possono scoprire bellezze incomparabili, come il complesso di Torre e Masseria Abate Cola, o la zona che da San Pietro in Bevagna conduce a Manduria, oppure la foce del Chidro dove si abbeveravano le mandrie prima di intraprendere il lunghissimo percorso della "sfrata ti li vaccari". Altra zona in cui i tratturi incrociano viabilità di epoca preistorica, poi messapica e romana è la "valle della Cupa".
Qui le zone fertilissime offrivano favolosi pascoli agli armenti, il sistema misto di pastori nomadi e pastorizia residenziale si integrava con mandrie messe a dimora per tutto l'inverno nei luoghi in cui già esistevano greggi. Molto spesso, l'antica sapienza fatta di ricette ed artigianato regala prodotti che sono veri e propri "giacimenti culturali". Sono in pochi a sapere che la lunghissima, interminabile rete dei tratturi che conduceva i "pastori erranti" dai monti fin nel Sud del Salento aveva un luogo molto ambito proprio in quelle che oggi sono chiamate "marine leccesi". Sì, perché basta guardare lo spettacolo delI'Idume che, in un Salento siccitoso, irrompere con un flusso d'acqua cristallina e potente in un prato verdissimo per poi tuffarsi in mare. Sembra incredibile, ma il più potente strumento di valorizzazione turistica di questi luoghi, quello che permetterebbe di connettere entroterra e mare, qui come altrove è stato, sinora trascurato del tutto.

Queste piccole ed incomplete suggestioni fanno comprendere quanto sia unica la terra salentina, ma anche quanto ci sia ancora da fa¬re, da riscoprire, da valorizzare. Che dire, infatti, dei tratturi che da Otranto attraversano un gran numero di comuni per giungere sino alle Serre di Poggiardo, oppure di quelli intorno a Castro, nel Capo dì Leuca, ad Ugento. Il suggerimento è quello di riscoprirli da soli, praticando un po' di trekking, magari sotto la guida es erta di qualche anziano contadino. Quando c'era la "Regia dogana per la mena delle pecore" Furono gli Aragonesi (nel 1447) ad istituire la "Regia Dogana per la mena delle pecore" che: diede una definitiva sistemazione alla rete dei: tratturi, dando norme stringenti per la loro fruizione. Sempre seguendo questi percorsi, si giunge a quelli della "via dei colli" che attraversa l'Ostunese.
Qui si trovano incredibili suggestioni, come le specchie ed i dolmen che rievoca rievocano antichissime frequentazioni di tali luoghi, ma anche le masserie che integrarono dal medioevo in poi, l'allevamentoo nomade con quello stanziale.

Un percorso per respirare un po' della nostra storia che rischiamo di perdere.

SAN PIETRO IN BEVAGNA

San Pietro in Bevagna è una località balneare situata nei pressi della foce del fiume Chidro, a circa 10 km da Manduria, sul litorale jonico tarantino, tra le località di Torre Borraco e Torre Colimena (o Columena). Le vaste spiagge sono caratterizzate dalla presenza di dune e macchia mediterranea, e nella stagione estiva vi si tengono spettacoli serali nella centrale "piazza delle Perdonanze". Presso la chiesa di San Pietro vi si trova una torre di avvestimento contro le incursioni saracene ("Torre di San Pietro").
Manduria, ( Manduria in manduriano ) "Città dei Messapi" e del "Primitivo", è una città di 32.708 abitanti della provincia di Taranto, situata nel Salento.
La città vanta di una perfetta posizione geografica, punto d'incontro tra i tre capoluoghi di provincia: Taranto, Lecce e Brindisi. Da questo scaturisce l'ormai diffuso motto "Il Salento ha un Cuore".
Inoltre, con un'estensione di 198 km² è la città con la maggiore estensione di territorio del Salento, dopo quello dei tre capoluoghi di provincia e Ostuni
Da visitare
Simbolo della città è un pozzo dal quale spunta un albero di mandorle, realmente esistente, e denominato Fonte Pliniano, essendo citato da Plinio il Vecchio.
Tra i monumenti da visitare vi sono il duomo romanico (meglio conosciuto come Chiesa Madre), il ghetto medievale ed il palazzo marchesale, residenza dei principi della famiglia Imperiale del 1719.
Da visitare anche il parco archeologico, le mura messapiche e la necropoli, e tutto il centro storico della città.
La "Torre Borraco" o "Burraco" è una torre di avvistamento contro le eventuali incursioni provenienti dal mare (tra cui quelle saracene), situata lungo la costa, ad est del torrente Borraco e ad ovest della frazione San Pietro in Bevagna. Venne costruita nell'allora territorio del feudo di Maruggio nel 1473.